la nuova Strategia Energetica Nazionale in consultazione. Ridimensiona il ruolo delle biomasse, sostiene le bioenergie di piccolissima taglia e il biometano punta al 16% della SAU 

  • Pubblicato il: 13/06/2017 

  •  

 

La Strategia Energetica Nazionale è in consultazione in questi giorni per un periodo brevissimo di 30 giorni prima dell’approvazione.

.

La nuova SEN stabilirà le linee strategiche che l’Italia adotterà con il Piano Clima Energia, in negoziazione con la Commissione UE nel 2018 per entrare in vigore nel 2020. Tre sono gli obiettivi: competitività per ridurre il prezzo dell’energia, a tutela soprattutto del settore industriale con un nuovo Piano Energivori che partirà nel 2018; ambientali per raggiungere la de-carbonizzazione del sistema energetico, grazie al programma di dismissione delle centrali a carbone entro il 2030, all’efficienza energetica e la diffusione delle tecnologie rinnovabili basso-emissive; sicurezza di approvvigionamento e flessibilità del sistema, grazie soprattutto al gas e agli investimenti sulle reti.

.

Sulle fonti rinnovabili gli obiettivi sono in linea con quelli europei, con il -27% sui consumi complessivi lordi al 2030 (con il consuntivo del 2015 avevamo già raggiunto il -17,5%). La quota di rinnovabili elettriche al 2030 si trova in una forchetta del 48-50% (oggi siamo al 33,5% circa), con una crescita delle rinnovabili grazie al miglioramento delle costo delle tecnologie. Per questo, le tecnologie mature e ormai vicine alla market parity, come il fotovoltaico, saranno sostenute con contratti al lungo termine nel caso di grandi impianti centralizzati, e la promozione dell’autoconsumo per i piccoli impianti. L’eolico sarà sostenuto sia nei nuovi impianti che nei ripotenziamenti, grazie a procedure autorizzative semplificate.

Per quanto di interesse del settore agricolo si sintetizzano gli elementi principali.

In generale le bioenergie dovranno essere più efficienti, con bassi livelli di emissioni e valorizzate se provenienti da scarti, rifiuti agricoli o urbani e prodotti di secondo raccolto. Per gli impianti esistenti, ad esclusione dei bioliquidi, si prevede un mantenimento a condizioni più efficienti. E l’incentivazione di nuovi piccoli impianti fino a 70kW. Mentre le biomasse si dovranno ridimensionare essendo necessaria un’evoluzione tecnologica per minimizzare l'emissione di polvere sottili.

Il biometano sarà prodotto da colture dedicate e colture di integrazione che impegneranno oltre il 16% della SAU. Secondo i dati della SEN già oggi il biometano può contare su un potenziale di circa 2,5 miliardi di metri cubi, con un potenziale massimo teorico di crescita stimato al 2030 pari a 8 miliardi di metri cubi. Il potenziale tiene conto di  2,7 miliardi di metri cubi di biometano proveniente dello sfruttamento di 400 mila ettari (3% della SAU) da dedicare a colture di primo raccolto a scopo energetico, 2,7 miliardi di metri cubi di biometano provenienti da scarti di produzione agricola (per i quali si è ipotizzato al 2030 di avviare a digestione aerobica più della metà) e altri 2,7 miliardi di metri cubi di biometano provenienti da colture di integrazione su circa 700 mila ettari (16% della SAU) .

Lo sviluppo del biometano consentirà di destinare almeno una parte del biogas usato per la produzione elettrica soprattutto ai trasporti, nel quale potrà sostituire biocarburanti di importazione senza oneri aggiuntivi per i consumatori. Mentre per il biometano immesso in rete si prevede l'utilizzo del sistema di Garanzie di Origine, così come proposto dalla bozza del DM biometano notificato alla CE e forme di incentivazione che risulteranno comunque inferiori a quelle presenti per il biogas.

Nel mondo delle rinnovabili termiche, gli obiettivi puntano al 28 – 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015. Ma lo sviluppo del settore Riscaldamento & Raffrescamento deve tenere conto di il problema emergente degli impatti emissivi degli impianti a biomasse solide, rilevante dal punto di vista ambientale e degli effetti sanitari che genera. Visto che è stata avviata dalla Commissione Europea la seconda fase della procedura di infrazione contro l'Italia per l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto. Pertanto la sostituzione di impianti a fossile con impianti di riscaldamento a biomasse dovrà essere guidata in modo da favorire gli impianti ad alta qualità ambientale e ad alta efficienza, considerando di introdurre limitazioni ad installazioni ex-novo nelle aree più interessate dal problema delle emissioni.

Diversamente, le pompe di calore elettriche e a gas, considerato il loro alto rendimento43, avranno un crescente peso nel mix termico rinnovabile, ulteriormente supportato dal progresso tecnologico del settore, nel quale potranno confrontarsi le diverse prestazioni e caratteristiche di pompe elettriche e a gas.

Andrà inoltre discussa con la Commissione Europea la possibilità di estendere nel conteggio delle rinnovabili anche l'apporto del raffreddamento, tenuto conto che in alcune regioni dei Paesi Mediterranei le esigenze di raffrescamento sono prevalenti

 Nel settore dei Trasporti, l’obiettivo delle rinnovabili è del 17% - 19% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015. Il punto di partenza è la necessità che i biocarburanti siano prodotti in maniera sostenibile senza creare impatti negativi sull’ambiente (e.g., disboscamenti) o sugli usi alimentari dei terreni.

Per questo motivo, a partire dal 2018 si sperimenterà una quota minima di biocarburanti avanzati da immettere al consumo, che verrà incrementata di anno in anno. Inoltre, con il recepimento della direttiva 1513/2015 è stato introdotto un tetto massimo annuo di immissione al consumo di biocarburanti tradizionali. Poi, per il periodo 2021-2030, come proposto dal Clean Energy Package, con dei limiti massimi annui di immissione al consumo di biocarburanti di prima generazione, e dei limiti minimi annui di immissione al consumo di biocarburanti di seconda e terza generazione.

Mentre il biometano avanzato, prodotto principalmente da residui e scarti, rappresenta una soluzione percorribile per la produzione nazionale di biocombustibili avanzati. Il biometano immesso in rete ed utilizzato per i trasporti verrà incentivato tramite il rilascio al produttore di Certificati di Immissione in Consumo (CIC) di cui al decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 10 ottobre 2014 e alla bozza del DM biometano sottoposta a consultazione il 16 dicembre 2016 per la cui emanazione si attende l’esito della notifica alla Commissione Europea.

 

In questi scenari il tema del consumo di suolo e tutela del paesaggio sembra essere piuttosto una sfida regolatoria.

Secondo gli indirizzi della SEN per i grandi impianti fotovoltaici, occorre regolamentare la possibilità di realizzare impianti a terra, oggi limitata quando collocati in aree agricole, armonizzandola con gli obiettivi di contenimento dell’uso del suolo.

Sulla base della legislazione attuale infatti, gli impianti fotovoltaici, come peraltro gli altri impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, possono essere ubicati anche in zone classificate agricole, salvaguardando però tradizioni agroalimentari locali, biodiversità, patrimonio culturale e paesaggio rurale. Tuttavia, agli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole non è consentito l'accesso agli incentivi statali (di cui al 28/2011). Si tratta di una norma introdotta a seguito dell’impetuosa crescita delle installazioni fotovoltaiche nell’ambito dei conti energia, che hanno determinato l’installazione di oltre 16.000 impianti con moduli a terra, per una potenza complessiva di circa 7500 MW, di cui 7000 MW di potenza superiore a 200 kW (e quindi verosimilmente collocati in buona parte su aree agricole), da cui discende che circa 150 km2 classificati agricoli sono stati occupati da fotovoltaico.

D’altra parte, su questi ultimi obiettivi anche il Parlamento sta ponendo attenzione, con un disegno di legge che mira al contenimento del consumo del suolo (inteso come superficie agricola, naturale e seminaturale, soggetta a interventi di impermeabilizzazione). Il DDL prevede, tra l’altro, che sia definita la riduzione progressiva e vincolante del consumo di suolo e che, nell'ambito delle procedure ambientali, siano valutate alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo.

Per altro verso, molte Regioni hanno in corso attività di censimento di terreni incolti e abbandonati, con l’obiettivo, tuttavia, di rilanciarne prioritariamente la valorizzazione agricola.

Per quanto riguarda gli impianti eolici on-shore esistenti si ritiene che i progetti di repowering possano essere l’occasione per attenuare l’impatto di tali impianti, valorizzando il fatto che gli impianti esistenti sono tipicamente costituiti da aerogeneratori di qualche centinaia di kW che potrebbero essere sostituiti, a parità di potenza d’impianto e con incremento di producibilità, da macchine di potenza unitaria oltre tre volte maggiore, con conseguente riduzione del numero complessivo di aerogeneratori.

.

Approfondimenti:

Strategia Energetica Nazionale (documento di consultazione dal 13 giugno al 12 luglio)

 Sintesi della SEN

Tutte le News sulle Tecnologie >>

Tutte le News sul Libero mercato >>