la nuova Strategia Energetica Nazionale punta ad uscire dal carbone grazie all’efficienza al gas e alle rinnovabili. Ridimensiona il ruolo delle biomasse, sostiene le bioenergie di piccolissima taglia e il biometano nei trasporti 

  • Pubblicato il: 12/05/2017 

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La Strategia Energetica Nazionale è stata illustrata la settimana scorsa (10 maggio) dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, durante l'audizione congiunta con il ministro Gian Luca Galletti, presso le commissioni riunite Attività Produttive e Ambiente della Camera, e sarà in consultazione in questi giorni per un periodo brevissimo di 30 giorni prima dell’approvazione.

La nuova SEN stabilirà le linee strategiche che l’Italia adotterà con il Piano Clima Energia, in negoziazione con la Commissione UE nel 2018 per entrare in vigore nel 2020. Tre sono gli obiettivi: competitività per ridurre il prezzo dell’energia, a tutela soprattutto del settore industriale con un nuovo Piano Energivori che partirà nel 2018; ambientali per raggiungere gli obiettivi COP21, grazie all’efficienza energetica; sicurezza di approvvigionamento e flessibilità del sistema, grazie soprattutto al gas e agli investimenti sulle reti.

La nuova SEN ha esordito Calenda “avrà un costo".  E per uscire completamente dal carbone nel 2025-30, sarà necessario un costo aggiuntivo di 3 miliari di euro per il phase-out delle 4 centrali di Brindisi, Torrevaglia Nord, Fiumesanto e Sulcis (5,8 GWe), oltre alla dismissione fisiologica di 2,1 GWe di potenza delle 5 vecchie centrali a carbone in funzione da oltre 40 anni (Fusina, La Spezia, Bastardo, Monfalcone e Brescia).  Poi – aggiunge il ministro - c’è tutto la questione degli “stranded cost” da corrispondere ai proprietari delle centrali nel caso di uscita al 2025 per impianti ancora non ammortizzati.

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Gli investimenti nel gas avranno un ruolo strategico, come sostituto del carbone e come risorsa di back up delle fonti rinnovabili e per la sicurezza per l'approvvigiomento delle fonti. Questo grazie al raddoppio del gasdotto pugliese TAP e dei gassificatori di Rovigo, Panigallia e Livorno, congiuntamente ad una riduzione dei contratti di importazione a lungo termine. Parallelamente si prevede anche l’aumento delle importazioni di GNL per sfruttare l'opportunità di un mercato in oversupply fino a metà anni '20. Accompagnato dalla realizzazione di 1,9 GWe di “centrali turbo gas”.

Nei trasporti, le possibili aree di intervento sui biocombustibili avanzati e i biocombustibili da scarto a tecnologia matura sono il biometano e i biocarburanti, a cui saranno assegnati rispettivamente dei target. I due filoni di intervento, ha riba\dito Galletti, hanno molto a che fare con la questione relativa alla qualità dell'aria. Scende invece la percentuale di tetto massimo per i biocombustibili da materie agricole di primo raccolto. Il settore è tuttavia condizionato da un parco veicoli obsoleto che, nonostante il rinnovo inerziale, necessita di misure di sovvenzione per la rottamazione di 1,7 milioni di ulteriori veicoli pre-Euro5, per conseguire un risparmi di 1 Mte/anno al 2030.

Il ministro ha quindi ricordato il dm Biometano, che dovrebbe essere approvato entro il 2018. Tuttavia, nel DAFI, gli obiettivi di sviluppo italiani prevedono al 2030 solamente 2.400 punti vendita. Mentre gli obiettivi sull’elettrico sono poco chiari, soprattutto in termini di possibili incentivazioni: "il miglioramento atteso dei parametri di performance delle batterie e lo sviluppo delle infrastrutture permetteranno un aumento naturale della penetrazione di ibride plug-in e 100% elettriche ben oltre il 10% al 2030".

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Sulle fonti rinnovabili gli obiettivi sono in linea con quelli europei, con il -27% sui consumi complessivi lordi al 2030 (con il consuntivo del 2015 avevamo già raggiunto il -17,5%). La quota di rinnovabili elettriche al 2030 si trova in una forchetta del 48-50% (oggi siamo al 33,5% circa), con una crescita delle rinnovabili grazie al miglioramento delle costo delle tecnologie. Per questo, le tecnologie mature e ormai vicine alla market parity, come il fotovoltaico, saranno sostenute con contratti al lungo termine nel caso di grandi impianti centralizzati, e la promozione dell’autoconsumo per i piccoli impianti. L’eolico sarà sostenuto sia nei nuovi impianti che nei ripotenziamenti, grazie a procedure autorizzative semplificate.

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Le bioenergie dovranno essere più efficienti, con bassi livelli di emissioni e valorizzate se provenienti da scarti, rifiuti agricoli o urbani e prodotti di secondo raccolto. Per gli impianti esistenti, ad esclusione dei bioliquidi, si prevede un mantenimento a condizioni più efficienti. E l’incentivazione di nuovi piccoli impianti fino a 70kW.

Sull''idro, primaria fonte da mantenere e rilanciare, è prevista una nuova revisione della normativa d'asta, finalizzata a selezionare nuovi progetti e favorire la pulizia degli invasi e la realizzazione di piccoli sistemi di accumulo.

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Le pompe di calore (sia elettriche che a gas) sono la tecnologia chiave per l'ulteriore sviluppo delle rinnovabili nel riscaldamento e raffrescamento.

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Il teleriscaldamento ha ancora un potenziale di sviluppo di circa il 30%.

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Mentre le biomasse si dovranno ridimensionare essendo necessaria un’evoluzione tecnologica per minimizzare l'emissione di polvere sottili. Infatti l’evoluzione del mercato sarà concentrata sulla sostituzione di impianti a fossili con generatori a biomasse ad alta qualità ambientale anche tramite la possibile introduzione di limitazioni ad installazioni ex-novo.

Il solare termico avrà un ruolo marginale, secondo gli scenari, ipotizzando un'alta penetrazione del fotovoltaico abbinato alle pompe di calore.

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Per quanto riguarda il sistema elettrico nazionale verrà lanciato il capacity market ad inizio 2018 “per mettere a disposizione del sistema i necessari strumenti di adeguatezza”. Tra gli altri interventi prefigurati: potenziare la dorsale Sud Nord (+4,2 GW) e Sud Isole della rete di trasmissione, potenziare le interconnessioni internazionali, ammodernare le reti di distribuzione per aprire a partecipazione della domanda e generazione distribuita, irrobustire la le reti contro eventi meteo estremi, promuovere eventuale nuova potenza, anche a gas come backup per le Fer, ma anche dotare il sistema di accumuli, aprire il mercato alla domanda e alle rinnovabili, sperimentare sistemi di distribuzione chiusi per Fer e cogenerazione e, più a lungo termine, energy communities.

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Sull’efficienza energetica, driver principale della SEN, per raggiungere l’obiettivo di 9 Mtep di riduzione dei consumi tra il 2021 e il 2030, la strategia prevede di rifocalizzare gli impegni in modo particolare sul settore residenziale e dei trasporti al fine di raggiungere i target di riduzione delle emissioni non-ETS.

Sugli strumenti per l’efficienza energetica (obiettivo obbligatorio dell’1,5% di risparmio annuo da politiche attive per ogni Stato Membro) si prendono ad esempio alcune misure ritenute di successo negli altri paesi europei e l’introduzione di un Fondo di Garanzia per i prestiti alle famiglie, oltre che una revisione delle detrazioni fiscali.

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In conclusione, la bozza di Strategia Energetica Nazionale (SEN) è fortemente raccordata con gli obiettivi che l’Europa si è data al 2030 con il Piano Clima Energia nell’ambito dell’Unione per l’Energia, in termini di riduzione di CO2, percentuale di impiego di fonti rinnovabili e riduzione del consumo grazie a misure di efficienza energetica. L’ambizioso obiettivo di riduzione di CO2 nel settore non-ETS potrà essere conseguito prioritariamente tramite l’azione combinata di misure di efficienza energetica per la riduzione dei consumi finali e un incremento dell’elettrificazione per soddisfare i consumi residui. Il contributo delle fonti rinnovabili sarà invece più limitato a causa delle difficoltà che riguardano l’integrazione (solare termico), gli impatti sulla qualità dell’aria (combustione da biomasse) e la sostenibilità ambientale (biocarburanti).

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Approfondimenti:

- presentazione Bozza SEN

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