Mini-idro 

Sono più di 2.000 gli impianti Mini-idroelettrici in Italia per una potenza che supera i 20.000 MW e una produzione annua di oltre 50 GWh. Tra questi molti impianti sono anche di az.agricole e Consorzi di Bonifica.

 

cosa è

Mini-idro si intende la tecnologia impiegata per la produzione di energia elettrica  sfruttando l'energia cinetica dell'acqua che scorre verso valle, ovvero da un punto a quota più elevata a un punto a quota inferiore.

Mini-idraulica è il termine con cui la UNIDO - Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale - classifica le centrali idroelettriche di potenza inferiore a 10 MW. A seconda della potenza nominale della centrale, gli impianti idroelettrici si distinguono in:

P< 5 kW

5 kW < P < 100 kW

100 kW < P < 1000 kW

1000 kW < P < 10.000 kW

P > 10.000 kW

pico- impianti

micro-impianti

mini-impianti

piccoli-impianti

grandi-impianti

Un ulteriore modo di classificare gli impianti idroelettrici si basa sul loro funzionamento in rapporto alla modalità di presa e accumulo delle acque:

- Impianti ad acqua fluente, quelli che non godono di una capacit. di regolazione. La portata derivabile durante l'anno è in funzione del regime idrologico del corso d'acqua.

Iimpianti a deflusso regolato, quelli che possono regolare le acque tramite un serbatoio di regolazione giornaliero, settimanale o mensile. L'entità della regolazione è connessa alla capacità di accumulo del serbatoio.

 

come funziona

Il flusso d’acqua in caduta aziona una turbina idraulica che trasforma l’energia cinetica insieme a quella potenziale, in energia meccanica. Collegando la turbina ad un generatore si ottiene energia elettrica in misura proporzionale al salto idraulico (cioè il dislivello tra il punto di prelievo ed il punto di restituzione dell’acqua) e alla portata del corso d’acqua (cioè il volume di acqua prelevato nell’unità di tempo = m3/s).

Il dimensionamento di una centrale è funzione del salto idraulico e della portata del corso d’acqua, che devono essere misurati e monitorati affinché si conosca la potenza installabile e l’energia elettrica annua producibile.

La tipologia di turbina da installare è scelta in base alla potenza e alle caratteristiche del sito . Quelle maggiormente utilizzate sono:

- Pelton o a flusso incrociato: viene utilizzata nei piccoli impianti perché meglio si adatta a sfruttare il potenziale connesso con portate limitate. Può essere ad asse orizzontale o verticale per rispondere alle più svariate condizioni idrauliche e logistiche. È dotata di pale a cucchiaino, con un numero di getti fino a 6.

- Francis: è una turbina a reazione valida per centrali di media grandezza con potenza attorno ai 100 KW. La caratteristica principale di questa turbina consiste nello sfruttare tutto il salto disponibile fino al canale di scarico.

- Kaplan: è adatta per tutte quelle installazioni su canali irrigui con piccole e medie portate con salti a partire da 2 metri. Il cuore della macchina è costituito dalla girante a pale regolabili, in grado di variare il passo palare al comando impartito dal regolatore di livello mantenendo il gruppo in regime di massimo rendimento.

 

incentivi

Iter autorizzativo micro e mini idroelettrico

Il Dm 10 settembre 2010 (Linee guida nazionali) prevede una serie di semplificazioni autorizzative per la realizzazione di impianti idroelettrici di piccola taglia.

La tabella A, allegata all'articolo 12 del Dlgs 387/2003 (la norma che è alla base delle Linee guida), indica in 100 kW la potenza elettrica al di sopra della quale gli impianti idroelettrici devono essere autorizzati mediante procedimento unico. Al di sotto dei 100 kW, invece, è possibile optare per la PAS (Procedura abilitativa semplificata).

Le Linee guida nazionali (al punto 12.7) prevedono anche specifici casi in cui è possibile realizzare l'impianto con semplice Comunicazione di inizio lavori al Comune. Si tratta degli "impianti idroelettrici realizzati in edifici esistenti, sempre che non alterino i volumi e le superfici, non comportino modifiche delle destinazioni di uso, non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri urbanistici"

Tali impianti devono anche avere una capacità di generazione compatibile con il regime di Scambio sul posto (e quindi non superiore a 200 kW).

 

Concessione di derivazione 

In ogni caso, al di là della taglia e del regime autorizzativo previsto, l'utilizzo energetico della risorsa idrica richiede normalmente il possesso o il conseguimento di una Concessione di derivazione di acque pubbliche superficiali per uso idroelettrico.

 

La Concessione è ha durata trentennale ed è quindi temporanea, ma rinnovabile alla scadenza. La normativa italiana (legge n. 7/1977) distingue tra:

• "piccole derivazioni", con potenza nominale media inferiore ai 3.000 kW;

 

• "grandi derivazioni", con potenza nominale media superiore ai 3.000 kW.

 

Le Concessioni relative alle piccole derivazioni (in cui rientrano mini e micro idroelettrico) sono di competenza delle Province, mentre le Regioni si occupano delle grandi derivazioni. 

 

Gli iter e i documenti richiesti per l'ottenimento della Concessione variano da Regione a Regione e da Provincia a Provincia.

 

In linea di massima, le Province richiedono che nella domanda di Concessione siano contenuti tutti i principali dati relativi sia al corpo idrico interessato che al progetto previsto, presentati attraverso alcuni documenti tra cui:

 

• relazioni idrauliche, geologiche e idrogeologiche;

• elaborati grafici e relazioni tecniche del progetto preliminare;

• garanzie finanziarie ed economiche per l'attuazione del progetto;

• Valutazione di incidenza (nel caso di realizzazioni in zone SIC o ZPS);

• richiesta di esclusione dalla procedura di VIA (solo se in possesso dei requisiti richiesti).