Non bastavano le speculazioni e la perdita di migliaia di ettari di territorio, con grave danno al paesaggio e all’agricoltura. Ora nel settore eolico si profila anche il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, come segnala un rapporto del Cnel presentato l’8 maggio scorso.
Da un punto di vista territoriale, è stato rilevato che gli impianti destinati a produrre energia dal vento si concentrano principalmente nel meridione (98% della potenza italiana e 84% del parco impianti), dove la Regione con la maggiore potenza installata è la Sicilia (1.436 Megawatt), davanti a Puglia e Campania.
I rischi di infiltrazioni mafiose possono scaturire, principalmente, dalla concentrazione degli impianti in superfici relativamente ridotte, dall'elevato costo realizzativo e dal considerevole valore aggiunto, nonché dalla scarsa esperienza del personale degli uffici tecnici chiamati a dare i permessi.
Da un monitoraggio effettuato si evince che, nel periodo gennaio 2007 - aprile 2011, le inchieste relative ai parchi eolici sono state 17, con 14 Procure impegnate e 126 ordinanze di custodia cautelare emesse. Nel rapporto si individuano le possibili azioni di contrasto al fenomeno, come il potenziamento delle indagini patrimoniali fino alla completa tracciabilità delle risorse assegnate e il rafforzamento del collegamento tra le forze di polizia tramite l'integrazione di informazioni e banche.
Sono ritenuti provvedimenti utili anche l'obbligo di certificazione antimafia esteso a tutti i soggetti interessati e la possibilità per i Prefetti di rifiutare il certificato anche solo per semplici sospetti. Lo studio del Cnel evidenzia la necessità di sveltire i tempi relativi alle autorizzazioni, posto che, mentre in Germania e in Spagna un progetto si concretizza in circa 6 mesi, in Italia servono anche 5 anni, lungaggini che rischiano di creare ulteriori spazi di infiltrazione criminale.
E’ stato inoltre rilevato che il nostro Paese si trova in una posizione arretrata rispetto al resto dell’Unione Europea anche nel contrasto alla corruzione amministrativa nel settore, in quanto è l'unico stato Ue a non aver ancora ratificato il principio del "traffico di influenza" della Convenzione internazionale europea anticorruzione, che consentirebbe anche nel settore delle rinnovabili di sanzionare chi riceve tangenti per far acquisire benefici da un pubblico ufficiale, comportandosi da intermediario.
Dunque, è chiara la necessità di adottare urgenti provvedimenti nel settore eolico sia per evitare speculazioni nel rilascio delle autorizzazioni sia per contrastare il concreto rischio di infiltrazioni mafiose, al fine di prevenire che tale fenomeno criminale prenda il sopravvento come è avvenuto in altri settori, tra cui quello dei rifiuti.